La fiera della canapa della capitale, il Canapa Mundi di Roma, quest’anno è stata il privè delle forze dell’ordine. Mentre il CBD è universalmente riconosciuto come cannabinoide terapeutico, la cannabis light italiana subisce continue intimidazioni. Paradossalmente, un cittadino che la assume in strada non rischia quanto un’azienda contribuente. L’accanimento dei controlli durante un evento pubblico e autorizzato all’interno della fiera di Roma, avviene durante i festeggiamenti degli operatori del settore per la vittoria del ricorso al TAR del Lazio. Il 14 febbraio, ovvero il giorno di San Valentino, il tribunale regionale ha riconosciuto l’uso legittimo dell’intera pianta di canapa a scopo agroindustriale.
Il Canapa Mundi di quest’anno, infatti, ha ospitato “temibili figure professionali”: ricercatori, produttori di piante e semi, infiorescenze, cosmesi, rivenditori di macchinari, attivisti di associazioni per il diritto di cura, giornalisti e trasmittenti radiofoniche italiani ed esteri. Per tutto il weekend la finanza, i carabinieri, la polizia e i NAS hanno visitato la fiera con incredulità e curiosità, quasi scusandosi essendo consapevoli che sarebbero tornati in caserma con un pugno di mosche. 500 mosche, per la precisione, reperti random come: foglie, fiori, oli ed altri prodotti che si possono acquistare nei negozi. Tutto era ovviamente nella norma, inclusi i 5 campioni di infiorescenze che ad un primo esame risultano tuttavia inferiori allo 0,8% di THC.
Il sabato pomeriggio gli ingressi paganti (a dire di un concierge) erano meno di cinquanta, di cui molti i poliziotti in borghese, oltre a più due dozzine di persone in divisa. I fotografi della scientifica hanno accuratamente scattato fotogrammi ai reperti numerati, mentre i cani antidroga si aggiravano per i corridoi. Il sabotaggio alla partecipazione all’evento fieristico per turisti e romani, è stato un doppio danno per gli espositori paganti. Una figura da provinciali con le aziende provenienti da Spagna, Paesi Bassi e confederali, risparmiate alla retata delle ffoo quasi per pudore, incredule di cotanto interventismo. Conoscendo quali sono le abitudini degli ospiti in divisa, poteva essere una visita assai meno piacevole, rimane tuttavia un’azione inopportuna.
L’associazione Cannabiservice la domenica pomeriggio ha proposto uno sportello informativo che ha visto la partecipazione dell’avv. Luca Forte e del dott. Costantino Kniahynicki.
La legalità della cannabis medica in Italia è stabilita dal 2006, una base solida per la tutela di coloro che possiedono una prescrizione medica, è stato questo il messaggio cardine dell’intervento dei due esperti del Cannabiservice.
D’altro canto le aziende appartenenti al settore canapa industriale sono tutte legali, realtà che appartengono alla filiera di produzione, lavorazione e rivendita, ossia contribuenti dello stesso sistema che tende alla repressione.
L’azione puramente intimidatoria delle forze dell’ordine, schierate nel prefabbricato della Fiera di Roma, è stata uno spreco di risorse istituzionali atto a colpire un comparto economico promettente.
La legalizzazione dovrebbe essere il fisiologico passo delle istituzioni per l’indebolimento del mercato nero e non il danneggiamento delle imprese italiane. Nel 2018 la ricerca “Cannabis light e criminalità organizzata: prove della liberalizzazione (involontaria) in Italia” metteva in luce la grave perdita di introiti per le mafie dalla nascita del mercato del CBD, 90/170 milioni di euro l’anno. (https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0014292119300066) Le perdite di clienti per gli spacciatori sono coincise con i versamenti delle tasse al massimo gettito fiscale sui preziosi fiori da collezione, il CBD. L’Italia è stata l'apripista, una corsa all’oro verde arrestata da Calderoli, Gasparri, Salvini e i paladini del proibizionismo di estrema destra nel 2019. Eppure, grazie liberalizzazione involontaria, al crescente interesse da parte dell’opinione pubblica, alle associazioni di categoria, alla commercializzazione del cannabidiolo in varie forme e alla diffusione di informazioni sulla cannabis, il mercato di cannabis light è in crescita come il numero di prescrizioni per la cannabis medica.
La proposta, provocatoria, è quella di cooperare per la tutela del settore: rappresentanti del potere esecutivo al fianco degli operatori.
Alla prossima fiera, tra gli stand informativi, sarebbe interessante dedicare una postazione a ogni corpo militare presente al blitz al Canapa Mundi. Nell’interesse di tutt* dai cittadini ai lavoratori, dipendenti dello Stato o liberi professionisti, la nostra unica chance è quella di essere fedeli a noi stessi, consapevoli delle azioni coerentemente ai diritti. Essere poliziotto o agricoltore non cambia innanzi alle normative vigenti, indipendentemente dagli ordini impartiti.
Come affermato dalle associazioni di categoria nel comunicato pubblicato alla chiusura della fiera (e dei controlli delle ffoo): “Contestiamo però la modalità intimidatoria e l’ingente spreco di soldi pubblici a cui abbiamo assistito questo fine settimana alla Fiera di Roma. Vorremmo che le tasse pagate dalle nostre aziende associate venissero meglio impiegate in futuro e chiediamo di assicurare che le azioni di controllo siano svolte in modo proporzionato e mirato, rispettando i diritti e la dignità di tutti i cittadini e di tutti i diversi settori economici, anche quello della canapa che è una filiera agricola così come quella del vino, quella brassicola o quella delle erbe officinali”
Comunicato stampa delle associazioni di categoria https://www.canapasativaitalia.org/controlli-fiera-di-roma-2023/